Massimiliano Galli inizia il suo percorso nella musica a soli 10 anni. Nel 2005 fonda i Rumori Dal Fondo, band di cui è autore e compositore e che torna ora sulle scene con il terzo album Comete.
Se dovessi riassumere la tua ultima produzione in tre parole quali sarebbero e perché?
Sconveniente, inusuale e colorata.
Sconveniente perché fare un disco del genere in Italia è un suicidio commerciale e le etichette italiane che si sono tirate indietro sul più bello, nonostante fossero più che interessate, credo lo confermino. Noi ce ne siamo abbastanza fregati di quello che il mercato si aspetta, o di che cosa convenga fare, o a che cosa dare più importanza da un punto di vista comunicativo. Abbiamo fatto un disco per il piacere di farlo e per giocare con i synth di Davide (Ferrario, ndr) sostanzialmente. Inusuale e colorata perché non mi pare ci sia molta musica di questo tipo in Italia. A noi importava arrangiare il disco in modo che i suoni richiamassero il concept dell’album. Ne abbiamo usati parecchi e i suoni per me sono come dei colori. Ogni brano ha una sua ambientazione specifica. Non mi sembra di aver visto o sentito nessuna band italiana dare la stessa importanza, anche nella stessa canzone, alle chitarre, ai synth e agli archi contemporaneamente come abbiamo cercato di fare noi… forse solo il buon Pieralberto Valli lo sta facendo. E infatti gli voglio bene.
Cosa cerchi in un live da spettatore e cosa ti emoziona quando assisti a un concerto?
L’ultimo concerto che mi ha fatto davvero esaltare è stato quello di Rozi Plain a Dublino un paio di anni fa. Mi piacciono moltissimo alcune sue cose e anche se non è certo la mia band preferita al mondo, il modo in cui hanno suonato, l’ alchimia tra i musicisti mi ha fatto ricordare quanto sia bello suonare gli strumenti in una band. Forse è la cosa che mi piace di più vedere in un concerto. Un’ interazione UMANA tra musicisti. Forse sono vecchio.
Qual é lo strumento o il suono che più di ogni altro incarna la tua personalità?
Bella domanda.. forse l’arpa o lo xilofono oppure la marimba… se la usi bene fa la differenza, se la usi male fa schifo.
Disco o singolo, cosa ha più senso fare oggi?
Dipende da come ragioni. A livello social e di marketing ha più senso fare i singoli. Ma quelli della mia generazione non smetteranno mai di pensare ai dischi interi, al concetto di album. Il nostro disco è così. Forse l ‘ideale é semplicemente fare dischi corti. Esperienze da vivere intensamente e senza distrazioni. La gente oggi ascolta i brani 12 secondi (forse) e poi passa ad altro.
È più importante il live o essere presenti con costanza sui social?
Sì, ormai bisogna tristemente ammettere che il social ha sorpassato il live. Almeno per quanto riguarda le band. Costruirsi il famoso zoccolo duro di fans passa solo ed esclusivamente da quante foto fighe metti su Instagram. Fine. Questo non vuol dire che io sia d’accordo.
Qual è il ricordo più bello legato alla musica che conservi?
Io e il migliore amico di mio padre abbiamo iniziato a suonare la chitarra nello stesso periodo. Il mio ricordo più bello è di noi due in campeggio mentre impariamo a suonare Wish You Were Here. Tutti sono in spiaggia. Noi no. Noi passiamo intere giornate a suonare. Avevo tipo 11 anni. Lui se ne è andato poco dopo purtroppo. Mi manca ancora oggi anche se sono passati 25 anni.
L’esperienza peggiore che ti sia mai capitata sul palco?
Ammalarmi durante il concerto. Nel senso, iniziare il concerto totalmente sano e a metà set avere improvvisamente raffreddore e mal di gola. Terribile cantare in quelle condizioni.
Cosa ti ha spinto a fare musica?
I miei genitori. Sono degli enormi amanti e divoratori di musica. Siamo costantemente immersi nella musica in famiglia anche se io sono l’unico che suona. Loro ascoltano. Ho preso un amplificatore fighissimo e l’ho collegato al televisore di casa dei miei così mio padre si ascolta i live di Eric Clapton, Neil Young, Pink Floyd o dei Roling Stones a tutto volume.
3 brani che non possono mancare nella tua playlist?
È una domanda alla quale è letteralmente impossibile rispondere. Vi metto i primi tre titoli che mi vengono in mente.
A day in the life – The Beatles
Everything in its right place – Radiohead
After the gold rush – Neil Young