Dipende un po’ dal tipo di progetto a cui lavori, a dove e a chi vuoi che arrivi la tua musica…poi spesso in Italia andiamo in iper hype per delle cose di cui ci dimentichiamo alla svelta per questo tutto il discorso dei like, spesso e volentieri è un po’ illusorio.
Per come la vivo io parlano più i dischi dei numeri.
2- Un aspetto positivo ed uno negativo del fare musica?
Vedo solo aspetti positivi, ogni tanto è ovvio che ci sono anche delle giornate NO e a volte fare un disco sembra veramente difficile, poi occupandomi di tanti aspetti anche a livello grafico del mio progetto, delle volte mi sovraccarico di lavoro e mi dico “chi me l’ha fatto fare?!” Fortunatamente però, ho un bel team alle spalle e questa cosa della musica è sempre uno stimolo nuovo…dalla mia continuo a vivermela come il mestiere più fico del mondo.
3- Credi che un artista debba schierarsi politicamente?/Approvi la politica nella musica?
Credo che la musica non abbia un colore e che se già sentiamo l’esigenza di schierarci per ogni cosa, almeno la musica dovrebbe essere un momento di unione universale aldilà di qualsiasi tipo di orientamento.
4- Cosa ne pensi dell’attuale music business?
Penso che in Italia ci sia spazio per tutti per costruire qualcosa.
5- Credi che le nuove tecnologie aiutino il rapporto tra musicisti e pubblico o credi abbiano distanziato gli uni dagli altri?
Internet è un mezzo che può dare e allo stesso tempo togliere.. tutto dipende dall’utilizzo che uno ne fa.
Nel mio caso specifico per esempio, Spotify mi ha aiutato molto nella costruzione del disco con una playlist che raccoglie strumentali, messaggi vocali e brani ancora in fase di produzione.. è stato un modo per pubblicare cose nuove quasi come se fosse una diretta streaming dallo studio..sicuramente ha coinvolto di più il pubblico rispetto ad una classica uscita.
6- Qual è a tuo giudizio il confine tra indie e mainstream?