Con il cantautorato italiano nella testa (e nelle mani), i torinesi del folk meticcio tornano con un album ricco di storie da raccontare: “Ci Vediamo A Casa”
Com’è nata la vostra ultima produzione? C’è stata un’ispirazione particolare, e se sì quale?
Il nostro ultimo disco è nato da un’esigenza più forte, rispetto al passato, di esprimerci e comunicare con le parole. Avevamo cose importanti da dire, storie meravigliose da raccontare e punti di vista da condividere e poterlo fare utilizzando la nostra lingua, sfruttando una maggior destrezza e confidenza verbale e un vocabolario certamente più ampio, si è dimostrato fondamentale.
Quali sono le vostre principali influenze?
Risposta difficile, ne abbiamo davvero tante e ben distanti l’una dall’altra. È per questo che amiamo definire il nostro un “folk meticcio”. Sicuramente in questo ultimo lavoro ci siamo fatti guidare tanto dal vecchio e nuovo cantautorato italiano (da De Gregori a Mannarino), ma anche da sonorità western in stile Morricone e tanto altro.
Come nascono i vostri brani?
Dipende, non abbiamo un “strategia” fissa e consolidata. Alcuni brani nascono e si completano in una manciata di minuti, frutto di un’improvvisa illuminazione. Altri, invece, necessitano di più tempo rimanendo incomplete registrazioni audio nei meandri di un telefono cellulare per chissà quanto tempo. In questo disco ci sono brani scritti da Ivan (cantante), altri da Andrea o Alessandro (chitarrista e batterista), altri ancora dalla collaborazione di questi.
Cosa conta di più tra una pagina Facebook con tanti like o un profilo Instagram con tanti follower e un buon disco?
Ahimè al giorno d’oggi crediamo che le due cose vadano a braccetto. Non sarebbe produttivo puntare ad una sola delle due cose. Un buon seguito suo social permette di fare arrivare a molta gente il proprio disco e un buon disco permette di soddisfare il proprio pubblico nella speranza che ne aumenti la portata. Per nostra natura e passione, però, in questi cinque anni di attività possiamo dire di aver sempre dedicato più tempo ed energia alla questione musicale a discapito di quella mediatica.
Un aspetto positivo e uno negativo del fare musica?
Negativo? E perché mai ci dovrebbe essere un aspetto negativo nel fare qualcosa che si ama con passione. Ci sono delle difficoltà, questo si, ma la giusta dove di entusiasmo e piacere nel fare quel che si fa aiutano a superare velocemnte anche quelle. Siamo una “banda” di sei componenti, potete immaginare che fare quadrare idee, tempi, impegni e personalità di tutti non sia una passeggiata…! Per quanto riguarda gli aspetti positivi invece… bèh, da dove cominciare! Sentir cantare le proprie canzoni ai concerti, sentirsi leggeri dando sfogo a qualcosa di interiore che chiede di essere liberato traducendolo in musica, i live (quanto ci mancano…), la possibilità di viaggiare per portare i giro la propria musica, le belle persone che porta a conoscere…
Come pensate incida far parte del mondo musicale sulle relazioni personali?
Probabilmente dipende esclusivamente dal soggetto in questione e la personalità. Sono eventualmente poi fama o denaro a poter modificare le dinamiche di relazioni personali di un artista.
Cosa pensate dei messaggi politici all’interno delle canzoni? Credete che un artista debba schierarsi politicamente?
È una scelta. E ognuno, grazie al cielo, è libero di fare la propria. Noi non amiamo unire le due cose e ad oggi non lo abbiamo mai fatto pur avendo toccato nell’ultimo album temi che avrebbero potuto essere pensati e presentati in chiave più politica.
Un artista (vivo o morto) con cui fareste un featuring?
Siete maligni…come facciamo a sceglierne solo uno??? Elvis Presley, Johnny Cash, Mumford and Sons e Brunori…sono troppi?!
Quando vi siete ubriacati l’ultima volta?
Non siamo grandi bevitori, ma probabilmente durante le ultime prove prima di entrare in studio a registrare il disco.
Roulette russa / Domande da pistola alla tempia, da rispondere senza tergiversare:
Beatles o Rolling Stones? Beatles
Venditti o De Gregori? De Gregori
Pasta o pizza? Pastizza
Birra o vino? Birra
Chitarra o pianoforte? Chitarra
Arrivederci o addio? Arrivederci
È più Umberto Tozzi il Rod Stewart italiano o è più Rod Stewart l’Umberto Tozzi scozzese? Per puro patriottismo, la seconda!
Stiamo vivendo giorni molto complicati a causa dell’emergenza Coronavirus. Come vi sentite nell’affrontare questo momento e quanto sta incidendo sui progetti futuri?
Ha inciso ed inciderà moltissimo. Siamo stati costretti a mixare un intero album a distanza mediante tonnellate di ascolti in cuffia e videochiamate. Non è stato semplice e ha allungato di molto le tempistiche. Quello che però cambia di più e l’essere impossibilitati a suonare dal vivo la nostra musica. Siamo da sempre una band che esprime la sua forma migliore durante e attraverso il live. Creiamo sempre grande festa, gran divertimento ed energia e al contempo ne traiamo moltissima dal pubblico, gli applausi o anche solo condividendo lo stesso palco insieme a tutta la ciurma.
A proposito: progetti per il futuro?
A breve pensiamo di aprire una campagna di crowfounding per poter realizzare le copie fisiche del nostro ultimo album visto il grande lavoro grafico che avevamo pensato e realizzato insieme all’artista Cesco Rossi. Abbiamo anche un po’nei nuovi contenuti foto, video e non solo da condividere con fans e amici tramite i nostri social… Ma soprattutto stiamo progettando un ritorno con i controfiocchi per quando avremo la possibilità di tornare in concerto!
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